Tradizionale - Trascrizione A. G. Perugini
In "Antologia cronologica delle canzoni di Roma - ROMANA" Giuseppe Micheli riporta «Così canta un disperato amante che nella tristezza della sua prigione rievoca le bellezze della donna amata. È uno dei primi strambotti, o villanelle, o arie alla romana, che si incontrano in un codice del Cinquecento dove sono raccolte altre canzoni romane a varie voci, com'era nell'uso del tempo». Invece in "Canzoniere della malavita romana. Stornelli, canzoni e storie", Nuovo Almanacco - Editoria Musicale e Libraria, Roma, 1995: «Canzone popolare romana ottocentesca con chiare influenze campane, segnalata e cantata da Riccardo Masi a Roma (1988)».
E levate la stringa da lo petto
e fammele mirà qua le viole,
e lassa stare er paradiso aperto
dove la luna se leva cor sole.
Er sol se leva e la luna se posa
daje la bona sera a que la rosa,
daje la bona sera e il buon dormire
chi usa falsità possi morire.
Possi morire e fa' la mala morte
o sta' 'n prigione e fa' la malasorte,
possi morire e fa' la mala morte,
o sta' 'n prigione e fa' la malasorte.