Impressioni

Cara Bianca, ho ascoltato il disco, mi è piaciuto, è serio, fatto bene, la voce bella e vera, insomma non gli manca proprio niente per essere un bel disco, pubblicato, credibile, piacevole, a testimonianza di esecuzioni serie e non distorte di un repertorio che è veramente bello e degno.
Gli arrangiamenti sono fatti con molta intelligenza e buon gusto musicale, la voce giustissima e molto intonata, che non guasta mai.
Bravi, avete fatto una bella cosa.

Giovanna Marini
Monteporzio Catone, maggio 2004

 

Per essere romana, è romana, non ci piove. Una voce così caratterizzata che fin dalle prime note senti odore di muretti, lungoteveri e capperi fioriti sui muri. E poi il repertorio. Viva la faccia di chi ha il coraggio di rompere con i luoghi comuni! La nostra canzone romana, così mal trattata, così mal intesa e data per scontata e invece -per chi ha voglia, curiosità e intelligenza- si scopre così piena di storia e di racconti che vengono da dentro la città, come i canti di carcere e le canzoni più conosciute, o da fuori, dalla campagna romana. Bene ha fatto la BandaJorona a mischiare canzone tradizionale romana e canti popolari dei contadini. A Roma il canto popolare quotidiano era quello degli "stradaroli" e chi più stradarolo dei contadini e dei vinai che ogni giorno scendevano dai Castelli e dalle campagne per rifornire le osterie o per vendere i propri prodotti? E così, scendendo loro, scendevano i loro canti, i loro balli e si mischiavano con quelli del popolo povero di Roma. Che gioia sentire i canti "alla 'uttera" o il saltarello insieme a "Barcarolo romano" o "La stringa". Le sonorità della fisarmonica e del clarinetto, pur inusuali per questa tradizione, danno un colore a volte clownesco, a volte drammatico che non stona affatto con il genere romano. Seppure ancora non completamente distaccato dai modelli stilistici più consolidati, si sente un talento alla ricerca della propria personale collocazione nel panorama delle voci popolari. La grinta e la passione di Bianca trasudano da ogni nota. Un disco ben arrangiato, intelligente, piacevole.

Sara Modigliani
Gruppo "La Piazza" - Circolo Culturale Gianni Bosio, Roma
Giugno 2004

 

Ho inviato il disco a Luisa De Santis, compagna d'arte di Gabriella Ferri negli anni d'esordio, che è una mia amica e un'appassionata di queste cose, ci siamo telefonate e lei mi ha donato queste sue impressioni. (Bianca)
Ci sono tante cose in questo disco che non conoscevo, anche se sono un'appassionata di musica popolare, non sono romana. Ho trovato che è una bella ricerca, interessante, ben fatta.
Il disco mi è piaciuto, l'ho trovato una scelta originale, una maniera di cantare con personalità, con molta partecipazione. Mi è piaciuto l'insieme, tanto la ricerca che il canto, tutto il lavoro è interessante, bello l'arrangiamento, bravi i musicisti, il gruppo è molto in sintonia. La voce ha un modo appassionato, popolare, aperto, di cantare senza essere mai sofisticata; l'accompagnamento è raffinato, per esempio non finisce mai il cantante, ma sempre il gruppo che suona, non c'è mai l'acuto della voce che termina il brano. Bianca canta con semplicità, con una voce potente, una voce vera.
Sono meno d'accordo sulla scelta di interpretare delle canzoni che erano cavalli di battaglia di Gabriella Ferri, la trovo meno interessante: penso che bisogna considerarle soprattutto un omaggio, un giusto omaggio, a colei che era la "regina delle regine".
Il disco è popolare e raffinato allo stesso tempo, lo considero il modo giusto di cantare le cose popolari.

Luisa De Santis
Roma, 30/06/2004

 


Remedios

...certi canti, siano essi arabi, gitani, sudamericani, napoletani, romani, hanno tutti una comune matrice, sanguigna popolare, con l'obbligo del gorgheggio, con la quasi necessità di voci poco limpide, violente e dolci, usate sempre entro certi giri melodici come fosse un unico canto. Al limite (e rischio grosso nel dirlo) anche il blues in alcune occasioni si unisce a questa simbolica famiglia musicale. Sto esagerando? È possibile. Infatti il mio è un discorso musicalmente colto. La mia è una certezza del tutto emozionale ma credo che una cantante debba poter cantare tutto ciò che ama davvero.

Gabriella Ferri
Da "Remedios" 1974 - RCA

 


Avvertenze e modalità d'uso

Alcuni testi hanno subito delle naturali trasformazioni; non ce ne preoccupiamo perché sappiamo che ciò fa parte della modalità di trasmissione della tradizione orale di cui noi, BandaJorona, siamo orgogliosi di far parte!

BandaJorona: un esempio di integrazione "antropologica"

"Ah Davidee! Eddai montamo 'sto repertorio romanesco... come no... io cciò 'n sacco de materiale... anveedi... casa mia trabbocca de testi... libbri... coose... ce so' certi bbrani... da pelledoca..."

È difficile non farsi coinvolgere dal musicista entusiasta... è una categoria umana a sé... soprattutto se l'entusiasmo è quello di Bianca la Jorona. Non ha dovuto insistere neanche molto tanto contagia... e proprio quando la curiosità si trasforma in morbosa attrazione... aspettativa estenuante...

"Uei alura... te me l'è menada su... cunt el repertori rumanesc e adess... che mi sun prunt... quantu temp devi stà ad aspettà... guarda che mi me stoufi... quand se truem a fa i proef?"
("Ma allora... me l'hai menata tanto con questo repertorio romanesco... quanto devo aspettare... guarda che poi mi ammoscio... quando ci troviamo a provare?")

"Hai raggione... ma 'sta 'llerggia me stà a rovinà... so' tutta catarroosa... e poi ieri sera a'a Stecca* ho 'sagerato 'n po'... famo domani?".

"Te se sempre queela!... Ma sent... te telefunà al Corradi per dig di proef? Va be' che l'è un prufesiunista... però... manchen do dì a la proeva... se fem se l'è no prunt?".
("Sei sempre la stessa! Ma senti, hai telefonato al Corradi per dirgli delle prove? Va bene che è un professionista però mancano due giorni alla prova, cosa facciamo se non è pronto?")

"Ma a ghi?... a' Risciard Ghir dei poveri?... Ceerto che je sciò telefonato... ha dda scrollasse de dosso l'urtima cascamorta e ppoi viene... Piuttosto... ar Ggiugliano... so' du settimane che pprovo a chiamallo ma me risponne 'n 'amico..."

"Sem a post!... sem propri... dei mal tra in sema... tel disi mì... chi fasem la mousica di matt!!!"
("Siamo a posto! Siamo proprio bene azzeccati, te lo dico io, qui facciamo la musica dei matti!!!")

Davide della BandaJorona

* luogo di politica e "larghe" bevute, n.d.t.

 


La Nueva Trova Romana

Per noi l'espressione popolare romanesca di cui ci sentiamo parte non è solo "io sono sul palco e tu ascolti" o nella migliore delle ipotesi "io canto e tu canti insieme a me".
È fatta anche di grida, insulti, gatti morti, stornelli a dispetto, cantate in libertà, poesia. Purtroppo non abbiamo più nelle orecchie il "senso del sonetto", la rima facile; queste sono cose che la tradizione orale dà e toglie, impietosamente. Ma senz'altro la vena romana, sapida e tagliente, è viva e gode di ottima salute! Abbiamo pensato di dimostrarlo lasciando spazio all'espressività di questi autorevoli esponenti della neonata Nueva Trova Romana. Questa vena si esprime come vuole, in prosa o poesia, in rima o meno, anche se dà il meglio di sè dal vivo: chiunque si voglia unire è il benvenuto!

Crepi l'avarizia

E annamo, a ragazzì, ma cche tte piagni,
c'hai preso n'antra sòla?
E cche tte frega, e ccapirai,
sapessi quante vorte ancora te dirai
"Ma anvedi sto' soggetto,
ma proprio a mme dovevi da incontrà
co' stì dù occhioni, co' stè frasette bbelle,
co' stò soriso a sguincio e le fossette,
e lle mano forti da brav'omo".
E invece era er solito 'mpunito,
un'antro che parla bbene e dopo ar dunque
se spaventa, por'anima de Ddio.
E ffija mia, lassalo perde,
dietro a la strizza sua lassa che corra
tu aritirete su, arza la testa, aripija er fiato
e ddietro ar cantone vedrai che troverai
er vero amore, quello che ddura
tremore e spavento
e vvoja de vive assieme, e dde ggiocà.
Lassalo perde, fija, io ce lo so
prima che tuo era stato mio.
Ora viè cco mmè, annamo incontro ar sole
famose ddu risate e ddu cicchetti,
cche pago io, e crepi l'avarizzia.

Bianca Giovannini - 2003

Er Giovanetto bbello
Sottotitolo: Er fante de spade

Ma'cche ce faccio co st'amore-non-amore, cecio mio,
a cche me serve se dardidentro nun ce stai più tu,
pareva n'emozzione così ppura, un'empito, un'afflato,
che paressimo fa' bbuchi all'universo.
E invece tu eri attendista, e io fregnona,
tu un po' troppo giovanetto,
io annavo appresso alla tua freschezza, bbella pulita,
parevi n'adone borgataro de Pasolini, ma tutto colto, raffinato...
E in finale, vabbè, stella mia, nun t'angustià,
sarà pe' n'antra vorta, n'antra vita.
Mò però nun me cercà, lassame perde,
che s'è già esaurita la saggezza mia,
e la capoccia svergola, de notte,
a inzeguì li sogni de st'amore
che nun se sa più cche'dé; e pace sia.

Bianca Giovannini - 2003

Poeti ce se nasce

Ch0arocchio li sonetti, è si quarch'anno,
ma che me sento dentro st'allergía
nun m'aricordo tempo; a tirà vía,
sarò nato co addosso sto malanno.
Èsse poeti, tanti nu' lo sanno,
è come córe appresso a na manía,
mezza speranza, mezza nostargía,
smagàti... da la vita e da l'inganno.
'Tanto er passo der tempo, sur viavai
de sentimenti, t'arintrona er còre;
ma nun ammolli... e scrivi... e ciarifai.
So' come le faccenne de l'amore,
che vanno co l'avverbi sempre e mai...
Poeti ce se nasce... e ce se more.

Antonio Mariani - 1978

L'autobusse

Tu che stai messa lí, senza filamme,
come 'na dea prezziosa de l'amore,
nun sai che straccio sente de rosore...
sto fusto vecchio in mezzo a sto bailamme.
Ciài l'aria accesa, d'attizzà le fiamme,
che danno voja de scallasse... er còre,
mentre che mostri, dorce de pudore,
la grazzia malizziosa de le gemme...
Te sbircio a tratti, un po' a la riparata,
facenno finta de naturalezza
pe véde de nun pèrde la fermata.
Passo e me sfiora come 'na carezza;
scenno e me sciatta l'anima intronata,
'na cana nostargia de giovinezza.

Antonio Mariani - 1991

[Senza titolo]

Quanno pe' le strade de sto monno
me capita de intende quelle voci
che cantanno te carezzeno i penzieri,
me viene sempre 'n mente la Jorona:
che piagne raro, e pe' motivi seri,
che campa cani e gatti ma nun magna,
che po' morì de'nfarto, pe' regalatte 'r core;
ma che er mejo regalo lo fa ar monno
quanno cantanno azzitta ogni rumore
...e c'arisembra bello, in fonno in fonno.

Ventresca - 2004