Podcast dell'intervista a BandaJorona registrato da RadioArticolo1 durante la trasmissione "Daltrocanto" del 05/12/2018. "Canzoni dalle nuove periferie. Il nuovo cd di Banda Jorona, tra musiche della tradizione popolare e nuovi testi d'autore". La radio trasmette, oltre che via Web, in diretta attraverso le frequenze FM di Radio Città Futura.
In studio Bianca Giovannini, cantante; Maurizio Minnucci, Rassegna. A cura di Antonia Fama.

Dopo tutti questi anni avevo intenzione di dare un respiro differente al lavoro di BandaJorona. Noi siamo partiti tanti anni fa. Il primo disco è del 2004 ma il gruppo esiste dal 2001. Tra le altre cose è nato a Milano, questo fa sempre molto ridere, eh sì. Il primo disco è un lavoro di ricerca sulle canzoni della malavita, le cose non cliché, anche perché era un'epoca in cui eravamo pochissimi ad occuparci di questo. Cioè, tutto ciò che riguardava Roma, la tradizione -scusate- ma era sempre: Lella... Gabriella Ferri, io l'adoro chiaramente, un nome tutelare, ma era molto chiusa dentro una scatola. Più che altro sai, lavorare nelle nicchie non è mai comodo. Credo che l'obbligo di un, scusate la parola, "artista" è quello di romperle le nicchie, no? Di andare altrove, di rompere le scatole, di sgomitare. E quello lo so fare. Poi il secondo disco è del 2012, si chiamava "Mettece sopra" e già presentava delle modalità autoriali, non mie, non personali mie, ma di altri autori che hanno collaborato, delle sperimentazioni musicali, sempre però molto legato a Roma e al dialetto romano. Questo nuovo disco vuole un pochino rompere gli schemi. E rispondo alla tua domanda sull'inglese, perché l'idea è quella di non parlare... a me piacerebbe essere come Pennac, scusate, l'ardire del confronto. Pennac parla di un quartiere di Parigi, che peraltro non esiste praticamente più come lo racconta. Quel quartiere, quando io leggevo i suoi libri, leggevo attraverso le storie di quel quartiere, di quelle persone, la mia storia, la storia di chiunque. Io penso che quello è il passaggio interessante. Quindi io voglio parlare di Roma, sì certo, perché è la realtà in cui mi muovo in questo momento, però vorrei che il respiro fosse più allargato, cioè, chi legge, chi sente queste cose, vorrei che ne avesse una percezione omnicomprensiva in qualche modo: raccontare questa città per raccontarne altre.

Bianca

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